martedì, dicembre 18, 2007

Dopo l'Assemblea della Sinistra e degli Ecologisti dell' 8 e 9 dicembre 2007 a Roma

Come essere efficaci e incisivi senza perdere identità, radici, percorsi, cultura politica?
Come costruire un soggetto capace di intercettare una massa critica adeguata alle domande sociali che ci interrogano senza per ciò stesso dover abdicare a quel ruolo di trasformazione della società che come Rifondazione Comunista abbiamo teorizzato e a quel tentativo di innovazione che abbiamo cercato di praticare?
Sono alcune delle domande che si pongono tante/i compagne/i, al di là della loro convinta partecipazione al progetto dell’unità a sinistra.
Perché la nostra convergente volontà di superare gli staccati e di mettere in comune le energie non è, né deve essere, una risposta politicista alla frammentazione del panorama politico o una mera pratica di sopravvivenza, ma dev’essere funzionale alla ricomposizione di un blocco sociale che si presenta parcellizzato, atomizzato, senza speranze.
Non è un compito facile.
Non voglio sminuire il tema dell’efficacia o meno della nostra presenza al governo o sottrarmi ad una valutazione su di essa - un tema centrale, visto che a gennaio andremo ad una verifica e successivamente ad una consultazione ampia e partecipata sull’esito della verifica stessa. Non c’è qui lo spazio per approfondire, ma ci sarà occasione di farlo nelle prossime settimane. Così come non posso negare la rilevanza del dibattito sulla legge elettorale, visto che dal suo esito può dipendere persino la stessa esistenza in questo Paese di una sinistra autonoma, radicale e radicata.
Però non posso non pensare che l’obiettivo dell’efficacia della nostra azione politica, la cogenza di dover rispondere, già ‘qui e ora’, ai vecchi e nuovi bisogni di tanta parte delle persone, cittadine o migranti, che vivono nel nostro paese, sia un’aspirazione più ‘alta’ e più di ampio respiro che l’essere o meno dentro il governo Prodi.
La sinistra, l’arcobaleno’ è l’inizio di un cammino, dall’esito non scontato, che dovrebbe condurci a non contrapporre le ragioni del lavoro a quelle della difesa dell’ambiente e della salute, a non separare l’esigenza di stabilizzazione e qualificazione delle/i precarie/i da quelle della sicurezza sul lavoro dei lavoratori dell’industria, a non cadere nella trappola del conflitto generazionale fra chi reclama pensioni dignitose e chi cerca disperatamente di entrare nel mondo del lavoro, a non gerarchizzare alcuni diritti rispetto ad altri, quando il tratto comune sia il miglioramento della condizione di vita.
Fuori dall’utopia e dal sogno, dobbiamo lavorare ad una sinistra che sappia ridare voce e far partecipare alla Politica precari, metalmeccanici, insegnanti, braccianti, ambientalisti, pacifisti, ricercatori, studenti, pensionati, donne uomini ragazze/i … Tutti dalla stessa parte, tutti uniti, con obiettivi comuni.
Al di là delle sigle e dei leader.

(mio intervento per il Comitato Politico Nazionale PRC-SE di domenica 16 dicembre 2007)

Nessun commento: