martedì, dicembre 18, 2007

Dopo l'Assemblea della Sinistra e degli Ecologisti dell' 8 e 9 dicembre 2007 a Roma

Come essere efficaci e incisivi senza perdere identità, radici, percorsi, cultura politica?
Come costruire un soggetto capace di intercettare una massa critica adeguata alle domande sociali che ci interrogano senza per ciò stesso dover abdicare a quel ruolo di trasformazione della società che come Rifondazione Comunista abbiamo teorizzato e a quel tentativo di innovazione che abbiamo cercato di praticare?
Sono alcune delle domande che si pongono tante/i compagne/i, al di là della loro convinta partecipazione al progetto dell’unità a sinistra.
Perché la nostra convergente volontà di superare gli staccati e di mettere in comune le energie non è, né deve essere, una risposta politicista alla frammentazione del panorama politico o una mera pratica di sopravvivenza, ma dev’essere funzionale alla ricomposizione di un blocco sociale che si presenta parcellizzato, atomizzato, senza speranze.
Non è un compito facile.
Non voglio sminuire il tema dell’efficacia o meno della nostra presenza al governo o sottrarmi ad una valutazione su di essa - un tema centrale, visto che a gennaio andremo ad una verifica e successivamente ad una consultazione ampia e partecipata sull’esito della verifica stessa. Non c’è qui lo spazio per approfondire, ma ci sarà occasione di farlo nelle prossime settimane. Così come non posso negare la rilevanza del dibattito sulla legge elettorale, visto che dal suo esito può dipendere persino la stessa esistenza in questo Paese di una sinistra autonoma, radicale e radicata.
Però non posso non pensare che l’obiettivo dell’efficacia della nostra azione politica, la cogenza di dover rispondere, già ‘qui e ora’, ai vecchi e nuovi bisogni di tanta parte delle persone, cittadine o migranti, che vivono nel nostro paese, sia un’aspirazione più ‘alta’ e più di ampio respiro che l’essere o meno dentro il governo Prodi.
La sinistra, l’arcobaleno’ è l’inizio di un cammino, dall’esito non scontato, che dovrebbe condurci a non contrapporre le ragioni del lavoro a quelle della difesa dell’ambiente e della salute, a non separare l’esigenza di stabilizzazione e qualificazione delle/i precarie/i da quelle della sicurezza sul lavoro dei lavoratori dell’industria, a non cadere nella trappola del conflitto generazionale fra chi reclama pensioni dignitose e chi cerca disperatamente di entrare nel mondo del lavoro, a non gerarchizzare alcuni diritti rispetto ad altri, quando il tratto comune sia il miglioramento della condizione di vita.
Fuori dall’utopia e dal sogno, dobbiamo lavorare ad una sinistra che sappia ridare voce e far partecipare alla Politica precari, metalmeccanici, insegnanti, braccianti, ambientalisti, pacifisti, ricercatori, studenti, pensionati, donne uomini ragazze/i … Tutti dalla stessa parte, tutti uniti, con obiettivi comuni.
Al di là delle sigle e dei leader.

(mio intervento per il Comitato Politico Nazionale PRC-SE di domenica 16 dicembre 2007)

lunedì, dicembre 03, 2007

La nostra proposta sui costi della politica

Il gruppo PRC-SE alla Camera ha presentato in novembre una proposta di legge per abbattere i costi impropri della politica e della pubblica amministrazione. Uno sguardo 'da sinistra' per affrontare un tema 'caldo' dell'agenda politica.
Una riflessione che parte da lontano (il PRC ha presentato proposte di legge anche nelle legislature scorse) e che non nasce dal Vaffaday di Grillo o dalla Casta di Stella-Rizzo, ma che certo non disconosce il fatto che attualmente l'attenzione dell'opinione pubblica su questo argomento è maggiore che in passato.
Mi auguro che la nostra proposta possa interessare i visitatori di questo Blog. E mi farebbe piacere se qualcuno postasse qualche commento.
Ciao a tutti.

PROGETTO DI LEGGE SUI COSTI IMPROPRI DELLA POLITICA E DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE (AC 3213)

GIORDANO, MIGLIORE, MASCIA, FALOMI, ACERBO, BURGIO, CACCIARI, CARDANO, CARUSO, COGODI, DE CRISTOFARO, DE SIMONE, DEIANA, DIOGUARDI, DURANTI, DANIELE FARINA, FERRARA, FOLENA, FORGIONE, FRIAS, GUADAGNO, IACOMINO, KHALIL, LOCATELLI, LOMBARDI, MANTOVANI, MUNGO, OLIVIERI, PEGOLO, PERUGIA, PROVERA, ANDREA RICCI, MARIO RICCI, ROCCHI, FRANCO RUSSO, SPERANDIO, SINISCALCHI, SMERIGLIO, ZIPPONI

Il tema della riforma della politica non può essere separato dalla condizione generale del Paese, la crescita di disuguaglianze e di privilegi da parte di una precisa classe: gli imprenditori, i dirigenti top level pubblici e privati, i banchieri, i finanzieri, il giornalismo degli opinionisti da prima pagina, il mondo dello spettacolo e dello sport professionistico. L’insieme di questo mondo privilegiato non solo ha visto crescere in maniera esponenziale i propri profitti e i propri emolumenti ma gode, per la gran parte, di un regime fiscale di assoluto privilegio. Si è verificato un accrescimento esponenziale delle ricchezze mentre l’insieme del mondo del lavoro è arretrato nel potere di acquisto e il Paese intero è arretrato. Un aumento esponenziale, quindi, delle disuguaglianze come mai si è visto in questi ultimi decenni.
Milioni di lavoratori dipendenti e di pensionati hanno visto ridotto il potere di acquisto delle loro retribuzioni, hanno perso i meccanismi automatici di adeguamento alla crescita reale del costo della vita, vedono tassati i loro modesti aumenti contrattuali, che spesso costano ore di sciopero, all’aliquota fiscale più alta, addirittura subiscono una ulteriore erosione del loro reddito attraverso il meccanismo perverso chiamato fiscal drag.
Imprenditori e grandi manager, al contrario, hanno aumentato i loro redditi e, oltretutto, godono per gli incrementi dei propri emolumenti di regimi fiscali separati, in cui vi è un prelievo del 12,5% inferiore di oltre la metà a quello di lavori dipendenti e pensionati e ridotto del 50% rispetto alla media europea. Quando si parla di tassare le rendite finanziarie e i guadagni speculativi almeno quanto avviene in Europa, parliamo precisamente di intervenire per eliminare questa intollerabile condizione di privilegio. Di questi temi il gruppo Rifondazione comunista-Sinistra europea si occupa da dieci anni e non sente quindi il peso di una conversione tardiva alla riduzione dei costi della politica e della pubblica amministrazione: a tal proposito basti ricordare la nostra proposta della XIII legislatura (AC 6288).
Risulta, in questo contesto, veramente incredibile siano proprio i rappresentanti di questa classe privilegiata e favorita coloro i quali si ergono a paladini della moralizzazione e della buona politica. Il tema dei costi della politica, non può essere separato, inoltre, da quello del rapporto perverso tra affari e politica che rappresenta un peso insopportabile. I dati dell’ultimo rapporto internazionale sulla corruzione nel mondo parlano assai chiaro. L’Italia è al 41° posto nel mondo per la corruzione nel settore pubblico. Lo studio di Trasparency International, che investe 180 paesi in tutto il mondo, vede questo anno al primo posto la Danimarca, la Finlandia e la Nuova Zelanda con 9,4 punti. Vi è una stretta correlazione tra la corruzione e la povertà: il 40% delle nazioni che hanno un voto inferiore a 3 risultano infatti essere estremamente povere. E’ calcolato che ogni punto in meno di 10 nella classifica della trasparenza (l’Italia ha solo 5 punti) corrisponde al 16% in meno degli investimenti stranieri con conseguenze disastrose su Pil e occupazione. La corruzione ha un costo insopportabile per il sistema Paese: autorevoli fonti stimano infatti che il 2,5% del nostro Pil finisca in tangenti ed è possibile quantificare il danno provocato dalla corruzione nell’ordine di grandezza di 70 miliardi di euro. Il settore approvvigionamenti della Pubblica Amministrazione risulta essere uno dei settori più corrotti e sempre Trasparency International calcola che interessi il 20-22% del volume. Poco indagati e pubblicizzati sono i dati sulla corruzione interna alle aziende private a partire dalle grandi multinazionali che operano in Italia e quella diffUsa nei punti sensibili delle vendite e degli approvvigionamenti.
Affermiamo tuttavia la più netta contrarietà ad affrontare il tema attraverso il taglio dei livelli più decentrati della partecipazione: i consigli circoscrizionali, i consigli municipali, i consigli comunali. La questione, invece, consiste nel non separare, come fanno ipocritamente una gran parte dei mezzi di informazione che alimentano la campagna dell’antipolitica, i costi enormi scaricati sulla collettività dal rapporto tra affari e politica e dalla corruzione, dal peso crescente sui bilanci pubblici, dai costi indotti dall’impiego di consulenze esterne e dalle cosiddette esternalizzazioni, nonché dalla zavorra rappresentata dal proliferare di enti istituzionali di secondo livello (ognuno con consiglio di amministrazione, e collegio sindacale).
Giusta queste premesse abbiamo costruito una proposta di legge che si occupasse globalmente del problema, consapevoli del fatto che alcune norme non sono di competenza del Parlamento, ma delle assemblee legislative regionali o delle province autonome. Stiamo a tal proposito sollecitando un impegno coerente anche in quelle sedi dei rappresentanti di Rifondazione comunista-Sinistra europea e della sinistra tutta. Nel dettaglio la pdl si partisce in quattro capi: le norme sulle retribuzioni, sugli emolumenti nelle pubbliche amministrazioni e sulla responsabilità degli amministratori; le norme sulla composizione del Governo; le norme sugli enti locali e le regioni; le norme sulla soppressione di enti, centri, istituti, commissioni e autorità.
Il taglio ai costi impropri della politica e della pubblica amministrazione deve cominciare dal trattamento economico tanto dei parlamentari europei, nazionali e regionali quanto di coloro che a qualsiasi titolo ricevano un munus dalla pubblica amministrazione, non per caso è il primo articolo della nostra proposta normativa. Una simile proposta non può non tener conto del fatto che l’attuale trattamento dei parlamentari è in linea con quello dei membri di assemblee legislative dei principali Paesi europei. Si propone, conseguentemente, due limiti generali non demagogici bensì agganciati ancora alle più alte cariche della giurisdizione ordinaria: il primo, di carattere generale, fissa per qualsiasi emolumento a carico dello Stato il limite massimo pari al trattamento economico del primo presidente della Corte di cassazione, il secondo limite fissa le indennità parlamentari in un ammontare annuo massimo pari al ventesimo del trattamento complessivo massimo annuo lordo dei magistrati con funzioni di presidente di Sezione della Corte di cassazione. Questo articolo quasi dimezza l’indennità parlamentare e, finalmente, riduce gli emolumenti per tutti gli altri pubblici funzionari o amministratori. Occorre intervenire sui costi della politica istituzionale, del sottogoverno, degli sprechi e delle spese clientelari ma salvaguardare il carattere pluralistico, democratico, proporzionale, decentrato e partecipativo del nostro sistema costituzionale. Ecco perché i tagli dimensionali possono riguardare gli apparati esecutivi di primo e secondo livello ma non le assemblee rappresentative ed i consigli.
A fronte di una riduzione corposa della composizione numerica parlamentare da noi sostenuta da varie legislature, ed in questa, per mezzo del progetto di legge costituzionale AC 2572, il nostro progetto di legge riduce in maniera significativa i componenti degli organi collegiali di tutte le società, le public authorities (artt. 2 e 22). Nondimeno viene ribassato il novero dei componenti degli organi di governo locale e nazionale riprendendo lo spirito del decreto legislativo del 30 luglio 1999 n. 300 opera di Franco Bassanini che ha riformato l’amministrazione governativa centrale e periferica in base ai principi contenuti nella legge 15 marzo 1997, n. 59. Il decreto n. 300 aveva infatti approntato una riduzione della composizione del Consiglio dei ministri a 12 Ministeri, ma tale riduzione è stata superata proprio dalla maggioranza politica cui prendiamo parte che ha erroneamente creato 101 posizioni di Governo. In forza degli artt. 5 e 6 la composizione numerica del Governo non può superare complessivamente le 60 unità delle quali: 16 relative ai Ministeri con portafoglio, 4 senza ai Ministeri senza portafoglio, 40 relative alle posizioni di sottosegretario tra le quali di 8 vice ministro.
L’art. 8, nella medesima ratio normativa, restringe il numero dei componenti le giunte comunali e provinciali fissando in un quarto il rapporto tra i consiglieri eletti direttamente dal popolo e gli assessori nominati dai sindaci e dai presidenti della provincia. Non intendiamo, invece, compromettere una relazione efficace e immediata tra elettori ed eletti quindi riteniamo controproducente ridurre i consiglieri comunali e provinciali, il cui numero – per verità – era già stato ridimensionato con l’approvazione del testo unico sugli enti locali di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267.
Il progetto non si esime dal proporre una perequazione del sistema delle autonomie locali. Non ci sottraiamo quindi dal proporre una corposa riduzione delle comunità montane, evitando che fruiscano di questo status comuni privi di un’effettiva connessione con territori montuosi, con l’art. 9, esattamente come, all’art. 10, non ci sottraiamo ad una riforma delle circoscrizioni del decentramento introducendo i municipi per i comuni sopra i 200.000 abitanti e confermando la possibilità di istituire le circoscrizioni per i comuni sopra i 100.000 abitanti e i per i capoluoghi di provincia. Vogliamo tuttavia depurare da scorie opportunistiche la passione politica, pertanto abbiamo accettato di ridurre la possibilità di godere di indennità e dello status di amministratore locale ai soli membri di organi comunali e municipali. L’abolizione delle indennità per i consiglieri circoscrizionali può consentire senza alcun aggravio finanziario il mantenimento della possibilità per i comuni superiori a 200.000 abitanti di istituire i municipi. Bisogna inoltre rimettere al centro il valore della responsabilità dell’eletto, del nominato o del dirigente pubblico nei confronti della collettività: per questo l’art. 4 reintroduce la giurisdizione della Corte dei conti per violazioni anche colpose della correttezza contabile e l’art. 3 annulla tutte le assicurazioni riguardanti la responsabilità contabile e per danni cagionati allo Stato o ad altri enti pubblici. Si tratta parimenti di corroborare un giudizio meno influenzato possibile dalla burocrazia politica da parte della Corte dei conti perciò l’art. 14 sopprime la nomina dei componenti integrati da parte dei consigli regionali o dei consigli per le autonomie.
I costi del sottogoverno locale e le spese d i rappresentanza sono i meno comprensibili ad una cittadinanza attenta al principio dell’art. 97 della Costituzione circa il buon andamento e l’imparzialità dell'amministrazione pubblica. Non possiamo quindi esimerci dal proporre dei limiti molto più stringenti alla partecipazione da parte degli enti locali a società aventi per oggetto servizi non strumentali alla loro attività (art. 11) nonché dall’abolire per questi enti, e ridurre per le regioni, la possibilità di acquistare o gestire sedi di rappresentanza in Paesi esteri (artt. 12-13).
Abbiamo infine voluto imprimere una svolta alla pubblica amministrazione cassando una serie di ‘enti inutili’ e di autorità indipendenti che altrimenti rappresentano doppioni di altri o svuotano il potere dei Ministri. Abbiamo conseguentemente proposto l’abolizione di 8 enti, segnatamente: l’Ente italiano montagna, l’Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture, la Commissione di vigilanza sui fondi pensione, l’Autorità per l’energia elettrica e il gas, il Centro nazionale per l’informatica nella pubblica amministrazione, la Commissione per l’accesso agli atti amministrativi, l’Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni private e di interesse collettivo, l’Istituto per la promozione industriale (artt. 18-21 e 23-24). Le public authorities rimaste in vita possono venir potenziate con un aumento del personale e delle professionalità ma in questo progetto di legge riduciamo i componenti degli organi collegiali rispettivamente dimezzandoli all’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e riducendoli a cinque nella Commissione di garanzia per la regolamentazione del diritto di sciopero.


PROGETTO DI LEGGE
Capo I
NORME SU RETRIBUZIONI, EMOLUMENTI, PUBBLICHE AMMINISTRAZIONI, RESPONSABILITÀ DEGLI AMMINISTRATORI, PARTECIPAZIONE A SOCIETÀ

Art 1.
(Limite a retribuzioni ed emolumenti
a carico del pubblico erario)
1. Il trattamento economico onnicomprensivo di parlamentari europei e nazionali, consiglieri regionali, sindaci e presidenti di amministrazione provinciale, dipendenti e dirigenti pubblici, consulenti, membri di consigli di amministrazione e di collegi sindacali e titolari di qualsivoglia incarico, gli emolumenti dei quali sono a carico dello Stato, di enti pubblici e di società a prevalente partecipazione pubblica, non può superare quello del primo presidente della Corte di cassazione.
2. Nessun atto comportante spesa ai sensi del comma 1 può ricevere attuazione, se non sia stato previamente reso noto, con l’indicazione nominativa dei destinatari e dell’ammontare del compenso, attraverso la pubblicazione sul sito web dell’amministrazione o del soggetto interessato, nonché comunicato al Governo e al Parlamento.
3. In caso di violazione delle disposizioni di cui ai commi 1 e 2, l’amministratore che abbia disposto il pagamento e il destinatario del medesimo sono tenuti al rimborso in solido, a titolo di danno erariale, di una somma pari a dieci volte l’ammontare eccedente la cifra consentita.
4. L’articolo 1 comma 2 della legge 31 ottobre 1965 n. 1261 è così modificato “Gli Uffici di Presidenza delle due Camere determinano l'ammontare di dette quote in misura tale che non superino il ventesimo del trattamento complessivo massimo annuo lordo dei magistrati con funzioni di presidente di Sezione della Corte di cassazione ed equiparate”

Art. 2.
(Riduzione dei componenti degli organi
di società a partecipazione pubblica)
1.I consigli di amministrazione delle società a capitale interamente o prevalentemente pubblico non possono essere composti da più di tre consiglieri.
2.I collegi dei revisori dei conti delle società a capitale interamente o prevalentemente pubblico non possono essere composti da più di tre sindaci.


Art. 3.
(Nullità di contratti di assicurazione)
1. È nullo il contratto di assicurazione con il quale un ente pubblico assicuri propri amministratori per i rischi derivanti dall’espletamento dei compiti istituzionali connessi con la carica e riguardanti la responsabilità per danni cagionati allo Stato o ad altri enti pubblici e la responsabilità contabile.
Art. 4.
(Ripristino della responsabilità
per colpa)
1. Al comma 1 dell’articolo 1 della legge 14 gennaio 1994, n. 20, e successive modificazioni, la parola: «grave» è soppressa.

Capo II
NORME SU COMPOSIZIONE NUMERICA DEL GOVERNO
Art. 5.
(Numero dei componenti del Consiglio dei ministri)
1.Il comma 1 dell’art. 2 del decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300 è così modificato: “1. Il Governo ha una composizione numerica di 16 Ministeri con portafoglio e 4 Ministeri senza portafoglio.”
Art. 6.
(Numero dei sottosegretari e vice ministri)
1. Il comma 1 dell’art. 10 della legge 23 agosto 1988, n. 400 è così modificato: “1. I sottosegretari di Stato sono nominati, in un numero massimo di 40, con decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri, di concerto con il Ministro che il sottosegretario è chiamato a coadiuvare, sentito il Consiglio dei Ministri.”
2. Il comma 3 dell’art. 10 della legge 23 agosto 1988, n. 400 dopo il primo periodo è così modificato: «Fermi restando la responsabilità politica e i poteri di indirizzo politico dei ministri ai sensi dell’articolo 95 della Costituzione, a non più di otto sottosegretari può essere attribuito il titolo di vice ministro, se ad essi sono conferite deleghe relative all’intera area di competenza di una o più strutture dipartimentali ovvero di più direzioni generali. In tale caso la delega, conferita dal ministro competente, è approvata dal Consiglio dei ministri, su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri».



Capo III
NORME SUGLI ENTI LOCALI E SULLE REGIONI
Art. 7.
(Modifiche al testo unico di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, sulla retribuzione degli eletti)
1. Al testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali, di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) all’articolo 82, i commi 2, 4 e 11 sono abrogati ed è aggiunto, in fine, il seguente comma:
«11-bis. Il Ministro dell’interno invia annualmente una relazione al Parlamento indicando il contenuto e le motivazioni del decreto di cui al comma 8 e l’ammontare della spesa relativa»;
b) all’articolo 85, il comma 1 è abrogato;
c) l’articolo 87 è abrogato.

Art. 8.
(Riduzione numero degli assessori)
1. Il comma 1 dell’art. 47 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267 è così modificato, dopo le parole “stabilito dagli statuti” è così modificato: “che non deve essere superiore a un quarto, arrotondato aritmeticamente, del numero dei consiglieri comunali e provinciali, computando a tale fine il sindaco e il presidente della provincia, e comunque non superiore a quindici unità”.
2. Il comma 5 dell’art. 47 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267 è così modificato, dopo le parole “nelle seguenti misure”: “a) non superiore a 3 nei comuni con popolazione inferiore a 2.000 abitanti; non superiore a 4 nei comuni con popolazione compresa tra 10.000; non superiore a 5 nei comuni con popolazione compresa tra 10.001 e i 30.000; non superiore a 6 nei comuni con popolazione compresa tra 30.001 e 100.000 abitanti; non superiore a 7 nei comuni con popolazione compresa tra 100.001 e 150.000 abitanti e nei capoluoghi di provincia con popolazione inferiore a 100.000 abitanti; non superiore a 8 nei comuni con popolazione compresa tra 100.001 e 200.000 abitanti; non superiore a 10 nei comuni con popolazione compresa tra 200.001 e 300.000; non superiore a 12 nei comuni con popolazione compresa tra 300.001 e 500.000; non superiore a 14 nei comuni con popolazione compresa tra 500.001 e 1.000.000 di abitanti e non superiore a 15 nei comuni con popolazione superiore a 1.000.000 di abitanti; b) non superiore a 5 per le province a cui sono assegnati 24 consiglieri; non superiore a 7 per le province a cui sono assegnati 30 consiglieri; non superiore a 9 per le province a cui sono assegnati 36 consiglieri; non superiore a 11 per quelle a cui sono assegnati 45 consiglieri.”

Art. 9.
(Introduzione di un limite altimetrico per le comunità montane)
All’articolo 27 comma 1 del testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali, di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267 sono aggiunte dopo le parole “anche appartenenti a province diverse,” le parole “per comuni i cui territori almeno per il 60% siano situati ad un’altitudine almeno di 700 metri” .


Art. 10.
(Modifica allo status di amministratore locale e alle circoscrizioni del decentramento comunale)
1. L’art. 17 del testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali, di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267 è così modificato: “1. I comuni capoluogo di città metropolitane o i comuni capoluogo di provincia con almeno 200.001 abitanti possono istituire organi di decentramento comunale denominati municipi i cui organi sono il presidente, la giunta ed il consiglio.
2. Gli statuti determinano le funzioni, l’autonomia organizzativa e funzionale, determinando, altresì, con il rinvio alla normativa applicabile ai comuni aventi uguale popolazione, gli organi di tali forme di decentramento, lo status dei componenti e le relative modalità di elezione, nomina o designazione. Il consiglio comunale può deliberare, a maggioranza assoluta dei consiglieri assegnati, la revisione della delimitazione territoriale delle circoscrizioni esistenti e la conseguente istituzione delle nuove forme di autonomia ai sensi della normativa statutaria.
3. I comuni con popolazione tra i 100.001 ed i 200.000 abitanti, nonché tutti capoluoghi di provincia, possono articolare il territorio comunale per istituire le circoscrizioni di decentramento non i municipi.
4. Per i membri delle circoscrizioni non sono previsti gettoni di presenza.”
2. Al comma 2 dell’art. 77 secondo periodo del testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali, di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267 sostituire le parole “nonché i componenti degli organi di decentramento.” con le parole “nonché i componenti degli organi istituzionali dei municipi.”
3. Il comma 2 dell’art. 82 è così modificato: “I consiglieri comunali, provinciali, municipali e delle comunità montane hanno diritto a percepire, nei limiti fissati dal presente capo, un gettone di presenza per la partecipazione a consigli e commissioni. In nessun caso l'ammontare percepito nell'ambito di un mese da un consigliere può superare l'importo pari ad un terzo dell'indennità massima prevista per il rispettivo sindaco o presidente in base al decreto di cui al comma 8.”


Art. 11.
(Limiti alle società miste a partecipazione pubblica-privata di regioni ed enti locali)
1. Fatto salvo quanto previsto dall’articolo 13 del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, le amministrazioni pubbliche regionali e locali non possono assumere o mantenere partecipazioni dirette o indirette, anche di minoranza, in società che abbiano per oggetto la produzione di beni e servizi non strumentali alla loro attività o non strettamente necessari per il perseguimento delle loro finalità istituzionali.
2. L’assunzione di partecipazioni ai sensi del comma 1 deve essere autorizzata dall’organo competente con delibera motivata in ordine alla sussistenza di presupposti di cui al medesimo comma 1.
3. Entro diciotto mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, in attuazione da quanto previsto dal comma 2, le amministrazioni pubbliche regionali e locali cedono le partecipazioni con le modalità di cui all’articolo 13, comma 3, del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248.
Art. 12.
(Norme sulle funzioni fondamentali
degli enti locali ai sensi dell’articolo 117, secondo comma, della Costituzione)
1. Non è consentito a comuni e province, anche in forma associata, acquistare o gestire sedi di rappresentanza in Paesi esteri.
2. Non è consentita a comuni e province, anche in forma associata, l’istituzione o la gestione in Paesi esteri di consulte, comitati, uffici di promozione economica, commerciale, turistica, culturale, o comunque lo svolgimento di attività dirette ai predetti fini.
3. Non è consentito a comuni e province, anche in forma associata, partecipare a soggetti pubblici o privati che svolgono le attività di cui ai commi 1 e 2, né sostenere attività da parte di terzi nell’ambito delle fattispecie di cui ai medesimi commi.
4. Non possono essere coperte con fondi derivanti da trasferimenti a qualunque titolo da parte dello Stato le spese sostenute da comuni e province, anche in forma associata, nell’ambito delle fattispecie di cui ai commi da 1 e 3.
5. Qualora i comuni e le province sostengano, anche in forma associata, spese ricadenti nelle fattispecie di cui ai commi 1, 2 e 3, una cifra pari alle spese da ciascun ente sostenute nell’anno è detratta dai fondi a qualsiasi titolo trasferiti allo stesso ente dallo Stato nel medesimo anno.
Art. 13.
(Norme di principio sul coordinamento della finanza pubblica ai sensi dell’articolo 117, terzo comma, della Costituzione)
1. Fatti salvi gli uffici di rappresentanza delle regioni presso gli organi dell’Unione europea, non possono essere coperte con fondi derivanti da trasferimenti a qualunque titolo da parte dello Stato le spese sostenute dalle regioni per l’acquisto o la gestione di sedi di rappresentanza in Paesi esteri.
2. Non possono essere coperte con fondi derivanti da trasferimenti a qualunque titolo da parte dello Stato le spese sostenute dalle regioni per l’istituzione o la gestione in Paesi esteri di consulte, comitati, uffici di promozione economica, commerciale, turistica, culturale, o comunque lo svolgimento di attività dirette ai predetti fini.
3. Non possono essere coperte con fondi derivanti da trasferimenti a qualunque titolo da parte dello Stato le spese sostenute da regioni ed enti locali per la partecipazione a soggetti pubblici o privati che svolgono le attività di cui ai commi 1 e 2, o per il sostegno di attività da parte di terzi nell’ambito delle fattispecie di cui ai medesimi commi.
4. Qualora le regioni sostengano spese ricadenti nelle fattispecie di cui ai commi da 1 a 3, una cifra pari alle spese da ciascuna regione sostenute nell’anno viene detratta dai fondi a qualsiasi titolo trasferiti alla regione stessa dallo Stato nel medesimo anno.
Art. 14.
(Soppressione della nomina regionale di consiglieri della Corte dei conti)
1. All’articolo 7 della legge 5 giugno 2003, n. 131, il comma 9 è abrogato.
2. I consiglieri già nominati in applicazione della disposizione richiamata al comma 1 cessano dalla carica con effetto dalla data di entrata in vigore della presente legge. Dalla medesima data termina la corresponsione ai medesimi consiglieri degli emolumenti a qualsiasi titolo in precedenza percepiti.
Capo IV
SOPPRESSIONE DI ENTI, CENTRI, ISTITUTI, COMMISSIONI E AUTORITÀ
Art. 15.
(Abolizione EIM)
1. L’Ente italiano montagna istituito dall’art. 1 comma 1279 della legge 27 dicembre 2006 n. 296 è abolito. Le competenze dell’ente sono demandate ad un Segretariato istituito presso la Presidenza del Consiglio dei ministri.
2. Il funzionamento del Segretariato di cui al comma precedente viene disciplinato da apposito decreto della Presidenza del Consiglio.


Art. 16.
(Soppressione dell’Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture)
1. È soppressa l’Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture, disciplinata dagli articoli 6 e seguenti del codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture, di cui al decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163.
Art. 17.
(Soppressione della COVIP)
1. È soppressa la Commissione di vigilanza sui fondi pensione (COVIP), istituita ai sensi dell’articolo 16 del decreto legislativo 21 aprile 1993, n. 124, e successive modificazioni.
Art. 18.
(Soppressione dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas)
1. È soppressa l’Autorità per l’energia elettrica e il gas, di cui alla legge 14 novembre 1995, n. 481, e successive modificazioni.
2. Le funzioni dell’Autorità soppressa ai sensi del comma 1 sono conferite all’Autorità garante della concorrenza e del mercato, che provvede a disciplinarne l’esercizio entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge.
Art. 19.
(Soppressione del CNIPA)
1. È soppresso il Centro nazionale per l’informatica nella pubblica amministrazione (CNIPA), di cui agli articoli 4 e seguenti del decreto legislativo 12 febbraio 1993, n. 39, e successive modificazioni.
Art. 20.
(Soppressione della Commissione
per l’accesso agli atti amministrativi)
1. È soppressa la Commissione per l’accesso agli atti amministrativi, di cui all’articolo 27 della legge 7 agosto 1990, n. 241, e successive modificazioni.
Art. 21.
(Soppressione dell’ISVAP)
1. È soppresso l’Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni private e di interesse collettivo (ISVAP), di cui agli articoli 3 e seguenti della legge 12 agosto 1982, n. 576, e successive modificazioni.
2. Le funzioni dell’ISVAP sono conferite all’Autorità garante della concorrenza e del mercato, che provvede a disciplinarne l’esercizio entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge.

Art. 22.
(Riduzione del numero dei componenti e indennità delle Public Authorities)
1.L’art. 1 comma 3 della legge 31/7/1997 n. 249 è così modificato “Sono organi dell'Autorita' il presidente, la commissione per le infrastrutture e le reti, la commissione per i servizi e i prodotti e il consiglio. Ciascuna commissione e' organo collegiale costituito dal presidente dell'Autorita' e da due commissari. Il consiglio e' costituito dal presidente e da tutti i commissari. Il Senato della Repubblica e la Camera dei deputati eleggono due commissari ciascuno, i quali vengono nominati con decreto del Presidente della Repubblica. In caso di morte, di dimissioni o di impedimento di un commissario, la Camera competente procede all'elezione di un nuovo commissario che resta in carica fino alla scadenza ordinaria del mandato dei componenti l'Autorita'. Al commissario che subentri quando mancano meno di tre anni alla predetta scadenza ordinaria non si applica il divieto di conferma di cui all'articolo 2, comma 8, della legge 14 novembre 1995, n. 481. Il presidente dell'Autorita' e' nominato con decreto del Presidente della Repubblica su proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri d'intesa con il Ministro delle comunicazioni. La designazione del nominativo del presidente dell'Autorita' e' previamente sottoposta al parere delle competenti Commissioni parlamentari ai sensi dell'articolo 2 della legge 14 novembre 1995, n. 481.
2. L’art. 30 comma 6 della legge 31 dicembre 1996 n. 675 è così modificato “Al presidente compete una indennità di funzione non eccedente, nel massimo, la retribuzione spettante a presidente di Sezione della Corte di cassazione. Ai membri compete un’indennità di funzione non eccedente, nel massimo, i due terzi di quella spettante al presidente. Le predette indennità di funzione sono determinate, con il regolamento di cui all’articolo 33, comma 3, in misura tale da poter essere corrisposte a carico degli ordinari stanziamenti.”
3. L’art. 12 comma 3 della legge 12 giugno 1990 n. 146 è così modificata: “La Commissione è composta da cinque membri, scelti, su designazione dei Presidenti della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica, tra esperti in materia di diritto costituzionale, di diritto del lavoro e di relazioni industriali, e nominati con decreto del Presidente della Repubblica.”
4. L’art. 10 comma 3 della legge 10/10/1990 n. 287 è così modificato: “I membri dell'Autorità sono nominati per sette anni e non possono essere confermati. Essi non possono esercitare, a pena di decadenza, alcuna attività professionale o di consulenza, né possono essere amministratori o dipendenti di enti pubblici o privati, né ricoprire altri uffici pubblici di qualsiasi natura. I dipendenti statali sono collocati fuori ruolo per l'intera durata del mandato. Al presidente compete una indennità di funzione non eccedente, nel massimo, la retribuzione spettante a presidente di Sezione della Corte di cassazione. Ai membri compete un’indennità di funzione non eccedente, nel massimo, i due terzi di quella spettante al presidente.”
Art. 23.
(Trasferimento di funzioni conseguente alla soppressione di Centri, Commissioni e Autorità)
1. Salvo quanto disposto rispettivamente dagli articoli 13 e 16 con riferimento all’Autorità per l’energia elettrica e il gas ed all’ISVAP, le funzioni già svolte dalle strutture soppresse ai sensi del presente Capo sono attribuite alla Presidenza del Consiglio dei ministri o ai Ministeri competenti in ciascuna materia, secondo quanto disposto con regolamento ai sensi dell’articolo 17, comma 1, della legge 23 agosto 1988, n. 400, da adottare entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge.
2. Il personale dipendente in servizio presso le strutture soppresse ai sensi del presente Capo è assegnato ad altra amministrazione secondo quanto previsto dall’articolo 31 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, con il riconoscimento delle condizioni economiche e normative applicabili presso le strutture di nuova assegnazione.
3. Decorsi tre mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, cessano dalla carica i commissari ed i membri delle strutture soppresse ai sensi del presente Capo, comunque eletti o nominati. Dalla medesima data termina la corresponsione ai medesimi soggetti degli emolumenti a qualsiasi titolo in precedenza percepiti.
Art. 24.
(Soppressione dell’IPI)
1. È soppresso l’Istituto per la promozione industriale (IPI), di cui all’articolo 17 del decreto-legge 8 febbraio 1995, n. 32, convertito dalla legge 7 aprile 1995, n. 104.
2. Le risorse rese disponibili in applicazione della disposizione di cui al comma 1 sono destinate ai medesimi fini di promozione attraverso le strutture ordinarie dei Ministeri competenti per materia.

martedì, ottobre 23, 2007

Un milione di grazie a tutti!


Eravamo tanti, sabato 20 ottobre, a Roma. Anzi, in tantissimi, più di quanti noi tutti ci aspettavamo. Tante facce giovani, tante donne, tanti migranti, tanti precari, tanti lavoratori, tanti pensionati.
E un mare di bandiere rosse, di Rifondazione Comunista, dei Comunisti Italiani, della Fiom, della CGIL, dell'Associazione rossoverde, di Uniti a Sinistra, della Sinistra europea...
C'era fantasia e compostezza al tempo stesso, musica e silenzi, slogan e richieste complesse. C'era un popolo di sinistra, un po' deluso, ma con tanta voglia di contare e di non arrendersi all'idea che 'o così o le destre'. Un popolo che vuole questo governo, ma lo vuole diverso, più attento alle esigenze del lavoro: del lavoro che c'è, ma è precario e pagato male; di quello che non c'è ancora e di quello che non c'è più; di quello che c'è, è stabile ma sempre più faticoso e sottopagato. Un popolo di gente 'vera', che vuole che questo governo dia una sterzata 'a sinistra' e si occupi di più delle persone e meno della finanza, più dei lavoratori che dei padroni, più degli sfruttati che degli sfruttatori.
Un popolo che interroga anche noi, partiti della sinistra dell'Unione e ci chiede di essere più incisivi, più efficaci e più uniti.


Non faremo cadere queste speranze, non lasceremo queste domande senza risposta.
Noi partecipiamo con quel popolo e lo ascoltiamo. Chiederemo anche al Presidente Prodi di ascoltare e di rispondere, di salvare l'anima sociale e solidale di questo governo, di cambiare rotta.

Intanto, grazie! A tutti quello che a Roma c'erano e a quelli che avrebbero voluto esserci ma non hanno potuto.
A tutti quelli che a Roma non hanno voluto esserci, pur essendo di sinistra, diciamo: la prossima volta non mancate, vi aspettiamo!


PS. grazie a Gianluigi Bettini, segretario della federazione PRC di Imola, per avermi mandato la bella foto che ho voluto mettere in questo post!

sabato, settembre 29, 2007

Ancora per due giorni ...


...chi volesse farmi domande e dialogare con me, in particolare sul tema fiscale che è ciò di cui mi occupo in parlamento, può iscriversi al forum sul sito http://www.rifondazionecamera.it/ e partecipare. Fino a domenica ci sarò io, ma comunque tutte le settimane, dal lunedì alla domenica, un/una deputato/a del gruppo PRC-SE alla Camera riponde alle domande degli internauti.
Ciao, vi aspetto?

giovedì, settembre 20, 2007

Grazie a tutti quelli che hanno aderito...


Un enorme grazie per tutti coloro - parlamentari, amministratori, cittadine/i - che hanno aderito alla lettera-appello indirizzata al Domenici e Amato.
L'elenco completo e aggiornato lo trovate nel post dedicato.
La lettera è stata inviata solo martedì scorso, 18 settembre, perché le adesioni continuavano ad arrivare e non ci siamo sentite di non aggiungerle mano a mano.
Il testo completo e definitivo della lettera è il seguente (troverete in fondo alcuni paragrafi aggiunti dalla prima firmataria, Laura Veronesi, per personalizzare e concretizzare maggiormente i contenuti della prima parte):
"Lettera aperta al Sindaco di Firenze e al Ministro degli Interni
“IO NON CI STO… anzi NOI NON CI STIAMO”
E’ semplicemente aberrante tentare di manipolare l’opinione pubblica confondendo gli effetti della povertà con le sue ragioni, è orribile da parte di un’amministrazione comunale colpire chi viene sfruttato per coprire l’incapacità d’individuare chi sfrutta, è pericoloso per un’amministrazione comunale e per una società amministrata, ‘allenare ed essere allenati’ al disprezzo della povertà, della solidarietà sociale e dell’umana pietà .
Colpire gli ultimi per ignorare i primi è il metodo più farisaico per fingere d’imporre quella legalità sociale che tutti noi desideriamo.
Arrestare un lavavetri significa cancellare con una finzione scenica una macchia della nostra coscienza di amministratori, incapaci di far fronte al disagio sociale, cosa di nocumento assi più grande dello: “…sversamento delle lavature dei parabrezza…” dei lavavetri stessi (per utilizzare le parole dell’assessore Cioni nell’ordinanza fiorentina).
Fare il lavavetri, la prostituta od il manovale in nero, non è un “mestiere”, è una scelta obbligata per chi è costretto a fare di necessità umiliazione, senza alcuna virtù.
“Mestierante” è colui che con un’ordinanza si pone il fine di cancellare la consapevolezza che la povertà esiste e volge lo sguardo altrove… Agli Uffizi… A Palazzo D’Accursio… Dipende…
Nell’epoca della caduta dei muri, delle barriere doganali, nell’era del libero commercio e della’infinita circolazione delle merci, fa riflettere che s’induca alla costruzione di muri nelle menti delle persone… muri comodi entro cui confinare tutto ciò che non piace alle persone: la povertà innanzitutto. Quella della rimozione è una strategia legittima dal punto di vista freudiano, ma dal punto di vista amministrativo è una colpa.
Crolla il muro di Berlino, ma s’innalzano quelli dei CPT, delle barriere anti spaccio e si spalancano le porte delle carceri per i lavavetri. Questa è Libertà, Giustizia, Legalità sociale?
Io non ci sto e voi?
Non me ne voglia il Sindaco per i toni un po’ forti utilizzati in questa lettera. Non voglio certo essere irrispettosa nei confronti di un primo cittadino né verso un ‘collega’ assessore, ma esprimo la frustrazione di una modesta amministratrice di provincia, che tenta tutti i giorni di combattere contro le tentazioni razziste, frutto di una generalizzata insicurezza sociale, che rischiano di attirare i nostri civilissimi concittadini, a Firenze, come a Zola Predosa, come altrove.
Chiedo, quindi, al Sindaco di Firenze (e insieme a me i sottoscrittori di questa lettera) di ripensarci, di adottare atti amministrativi diversi dall’ordinanza in questione, un atto che colpisce e criminalizza un’intera categoria di persone, senza distinzioni tra quelli (tanti) che fanno i lavavetri per sbarcare il lunario in mancanza d’altro e quelli (pochi) che approfittano della loro condizione per molestare i cittadini.
Chiedo, altresì, al Ministro degli Interni (e insieme a me i sottoscrittori di questa lettera) di non far diventare l’ordinanza fiorentina un modello per una proposta uniforme sul territorio, ma di proporre agli Enti Locali un modello diverso, includente e solidale, aiutandoli a realizzarlo; un modello che tuteli i cittadini senza criminalizzare indiscriminatamente i lavavetri: se esiste un racket, è quello che va perseguito e punito, non le vittime; se si è in presenza di un reato commesso da un lavavetri, esiste già il diritto penale e le sue fattispecie. Chi è costretto a fare il lavavetri per sopravvivere testimonia con ciò stesso di voler lavorare e di rifiutare la strada meno ‘faticosa’ e più redditizia dell’illegalità penalmente rilevante (furti, rapine, spaccio di droga e via dicendo).
Attiviamo la nostra memoria collettiva e proviamo a dare risposte meno repressive e più sociali: non dimentichiamo che il ‘mestiere’ di lavavetri fu ‘inventato’ proprio dai nostri emigranti!
(NdR. a questo proposito, vi segnaliamo che la FILEF, Federazione Italiana Lavoratori Emigranti e Famiglie, ha acquisito i materiali relativi ai ‘mestieri’ degli emigranti italiani e organizza, di concerto con gli enti locali e con le scuole, una mostra sull’argomento dal titolo ‘Suonatori, Girovaghi e Lavavetri’; il mio comune, Zola Predosa, l’ha esposta nel dicembre 2006, con l’Alto Patrocinio della Presidenza della Repubblica).
Confido nella vostra attenzione, anzi ne sono certa, nel leggere questa lettera, cui hanno aderito parlamentari, amministratori, cittadine/i.
Laura Veronesi (ass. immigr. comune di Zola Predosa - Bo)
seguono 253 firme

Se ci saranno aggiornamenti, risposte, reazioni, ne daremo conto su questo blog.

martedì, settembre 04, 2007

Sull'ordinanza fiorentina sui lavavetri



L'indignazione per l'ordinanza fiorentina sui lavavetri ha stimolato me e una giovane compagna, assessora all'immigrazione in un comune della provincia di Bologna, a scrivere nello scorso weekend, a botta calda, una lettera aperta da inviare al Sindaco di Firenze e al Ministro Amato. Strada facendo abbiamo pensato di trasformarla in una lettera-appello e di raccogliere adesioni, soprattutto di amministratori, ma anche di cittadine/i, indignate/i quanto noi.
Se pensate di aderire, indirizzate una mail con nome cognome città di residenza ed eventuale incarico istituzionale all'indirizzo mungo_d@camera.it
L'appello rimarrà aperto fino a domenica 9 e invieremo a Domenici ed Amato la lettera, corredata dalle firme che avremo raccolto fino a quel momento, lunedì 10.

Lettera aperta al Sindaco di Firenze e al Ministro Amato

“IO NON CI STO, ANZI ... NOI NON CI STIAMO!”

E’ semplicemente aberrante tentare di manipolare l’opinione pubblica confondendo gli effetti della povertà con le sue ragioni, è orribile da parte di un’amministrazione comunale colpire chi viene sfruttato per coprire l’incapacità d’individuare chi sfrutta, è pericoloso per un’amministrazione comunale e per una società amministrata, allenare ed essere allenati al disprezzo della povertà, della solidarietà sociale e dell’umana pietà .

Colpire gli ultimi per ignorare i primi è il metodo più farisaico per fingere d’imporre quella legalità sociale che tutti noi desideriamo.

Arrestare un lavavetri significa cancellare con una finzione scenica una macchia della nostra coscienza di amministratori, incapaci di far fronte al disagio sociale, cosa di nocumento assi più grande dello: “...sversamento delle lavature dei parabrezza...”dei lavavetri stessi (per utilizzare le parole dell’assessore Cioni nella ordinanza fiorentina).

Fare il lavavetri, la prostituta od il manovale in nero, non è un “mestiere”, è una scelta obbligata per chi è costretto a fare di necessità umiliazione, senza alcuna virtù.

“Mestierante” è colui che con un’ordinanza si pone il fine di cancellare la consapevolezza che la povertà esiste e volge lo sguardo altrove… Agli Uffizi… A Palazzo D’Accursio… Dipende…

Nell’epoca della caduta dei muri, delle barriere doganali, nell’era del libero commercio e della’infinita circolazione delle merci, fa riflettere che s’induca alla costruzione di muri nelle menti delle persone… muri comodi entro cui confinare tutto ciò che non piace alle persone: la povertà innanzitutto. Quella della rimozione è una strategia legittima dal punto di vista freudiano, ma dal punto di vista amministrativo è una colpa.

Crolla il muro di Berlino, ma s’innalzano quelli dei CPT, delle barriere anti spaccio e si spalancano le porte delle carceri per i lavavetri.
Questa è Libertà, Giustizia, Legalità sociale?

Noi non ci stiamo e voi?

Ci rivolgiamo ad amministratori, parlamentari, cittadine/i
Se condividete le nostre riflessioni, aderite a quest'appello.

Laura Veronesi (ass. immigr. comune di Zola Predosa - Bo)
Hanno aderito:
Donatella Mungo (deputata)
Mercedes Lourdes Frias (deputata)
Gennaro Migliore (presidente gruppo PRC Camera)
Maurizio Acerbo (deputato)
Anna Maria Cardano (deputata)
Sergio Olivieri (deputato)
Massimiliano Smeriglio (deputato)
Gino Sperandio (deputato)
Ezio Locatelli (deputato)
Sabina Siniscalchi (deputata)
Donatella Duranti(deputata)
Angela Lombardi (deputata)
Maria Cristina Perugia (deputata)
Alberto Burgio (deputato)
Salvatore Iacomino (deputato)
Claudio Grassi (senatore)
Roberta Fantozzi (resp. nazionale PRC Stato Sociale)
Bianca Bracci Torsi (partigiana, giornalista, storica della resistenza - Roma)
Filippo Miraglia (resp. naz. immigrazione ARCI)
Eugenio Baronti (assessore regionale Toscana)
Luigi Nieri (assessore regionale Lazio)
Damiano Stufara (assessore regionale Umbria)
Franco Zunino (assessore regionale Liguria)
Leonardo Masella (consigliere regionale Emilia-Romagna)
Anna Pizzo (consigliere regionale Lazio)
Michele Altomeni (consigliere regionale Marche)
Ivano Peduzzi (consigliere regionale Lazio)
Luciano Muhlbauer (consigliere regionale Lombardia)
Marco Nesci (consigliere regionale Liguria)
Pietrangelo Pettenò (consigliere regionale Veneto)
Piero Manni (consigliere regionale Puglia)
Damiano Gugliardi (consigliere regionale Calabria)
Giuseppina Tedde (assessora provinciale Bologna)
Gabriella Cecchi (assessore provinciale rezzo)
Anna Lucia Riberto (assessore provinciale Rovigo)
Anna Maria Rozza (assessore provinciale Cremona)
Francesco Giorgi (assessore provinciale rosinone)
Sergio Bovicelli (assessore provinciale rosseto)
Antonio Bagnaschi (assessore provinciale Lodi)
Gino Maioli (assessore provinciale Ravenna)
Iglis Bellavista (assessore provinciale Forlì-Cesena)
Giuseppe Picchiarelli (assessore provinciale Viterbo)
Antonio Assogna (assessore provinciale Teramo)
Angelo Marotta (presidente consiglio provinciale Caltanissetta)
Pier Giorgio Poeta (consigliere provinciale Forlì-Cesena)
Mario Alzetta (consigliere provinciale Pordenone)
Stefano Lugli (consigliere provinciale Modena)
Sergio Spina (consigliere provinciale Bologna)
Lorenzo Grandi (consigliere provinciale Bologna)
Tiziano Strada (consigliere provinciale Forlì-Cesena)
Wilma Parodi (consigliera provinciale Savona)
Elena Legisa (consigliera provinciale Trieste)
Iztok Furlanic (consigliere provinciale Trieste)
Graziella Pierfederici (consigliera provinciale Livorno)
Pino Commodari (consigliere provinciale Catanzaro)
Carmelo Seracusa (consigliere provinciale Udine)
Vittorio Armanni (consigliere provinciale Bergamo)
Attilio Galmozzi (consigliere provinciale Cremona)
Renato Tettamanti (consigliere provinciale di Como)
Angelo Zaninello (sindaco Cinisello Balsamo – MI)
Orfeo Goracci (sindaco di Gubbio – PG)
Demetrio Morabito (vice sindaco Sesto San Giovanni – Mi)
Matteo Petracci (vice sindaco comune Monte San Giusto – MC)
Ilario Farabegoli (assessore immigr. comune di Ravenna)
Vittorio Buldrini (assessore comune di Rimini)
Palmiro Capacci (assessore comune di Forlì)
Simone Ferretti (assessore comune di Grosseto)
Alberto Zola (assessore comunale di Biella)
Silvana Cesani (assessore comunale di Lodi)
Monica Sabatini (assessora immigr. comune di Castelmaggiore - Bo)
Enrico Suffritti (assessore comune di Monteveglio - Bo)
Monia Giovannetti (assessora comune di S. Piero in Bagno – FC)
Antonella Caranese (assessora comune di Dozza - Bo)
Anna Maria Vallicelli (assessora comune di Predappio – FC)
Giampiero Spada (assessore comune di Malalbergo – Bo)
Maria Cecilia Luzzi (assessora comune di Monte San Pietro – Bo)
Nadia Castagnari (assessora comune di Castel San Pietro Terme – Bo)
Stefania Achella (assessora comune di Sebastiano al Vesuvio -.Na)
Oscar Bersi (assessore comune di Rozzano - Mi)
Paula Beatriz Amadio (assessore comune Colli del Tronto – AP)
Angelo Broccolo (assessore comune di Corigliano Calabro – CS)
Massimo Marcelli Flori (assessore comune di Falconara Marittima - An)
Antonio Bitti (assessore comunale di Ladispoli – RM)
Felice Naselli (assessore comune di Budrio – BO)
Luca Barbuti (assessore comune di San Giuliano Terme – Pi)
Alessio Bellini (assessore comune di S. Croce sull’Arno - Pi)
Romina Bertoni (assessora comune di Vignola - Mo)
Maurizio Patelli (assessore comunale di Casalecchio di Reno – Bo)
Vincenzo Petrocelli (assessore comunale di Tramutola – Pz)
Furio Mocco (assessore comunale di Carcare - Sv)
Alessandro Dossola (assessore comunale di Muggiò – Mi)
Rosa Riboldi (assessore comunale Cinisello Balsamo – Mi)
Valter Attiliani (assessore comune di Imola - Bo)
Rossano Di Nicola (assessore comune di Scandiano - Re)
Leonardo Pieri (consigliere comunale di Firenze)
Mbaye Diaw (consigliere comunale di Firenze)
Anna Nocentini (consigliera comunale di Firenze)
Assane Kebe (componente consiglio degli stranieri di Firenze - Senegal)
Roberto Sconciaforni (consigliere comunale di Bologna)
Paolo Carrazza (consigliere comunale di Roma)
Adriana Spera (consigliera comunale di Roma)
Angelo Bellucci (consigliere comunale di Viterbo)
Ruggero Cinti (consigliere comunale di Ancona)
Cristiano Pavarin (consigliere comunale di Rovigo)
Stefano Teotino (consigliere comunale di Pisa)
Sergio Lugaro (consigliere comunale di Savona)
Matteo Sassi (consigliere comunale di Reggio Emilia)
Marino Andolina (consigliere comunale di Trieste)
Fabio Panero (consigliere comunale di Cuneo)
Fiorino Pietro Iantorno (consigliere comunale di Siena)
Ivano Cavalieri (consigliere comunale Monte San Pietro - Bo)
Marco Poggi (consigliere comunale Castelguelfo - Bo)
Massimo Reggiani (consigliere comunale Calderara di Reno - Bo)
Luigi Cattani (consigliere comunale Argenta – Fe)
Primo Ilario Soravia (consigliere comunale San Giovanni in Persiceto - Bo)
Marco Odorici (consigliere comunale Casalecchio di Reno – Bo)
Patrizia Cantoni (consigliera comunale Imola – Bo)
Giuseppe Cucinotta (consigliere comunale Monghidoro – Bo)
Emanuele Zecchi (consigliere comunale Granarolo dell’Emilia – Bo)
Maurizio Angelini (consigliere comunale Cadoneghe – Pd)
Eugenio Giordano (consigliere comunale Sebastiano al Vesuvio -.Na)
Moira Fiorot (consigliere comunale S. Giustina – BL)
Fausto Tenti (assessore comunale di Pergine Valdarno – AR)
Eugenio Secchi (consigliere comunale Mariano Comense)
Alessio Duranti (consigliere comunale Asciano – SI)
Giuliano Ezzelini Storti (consigliere comunale di Recoaro Terme – VI)
Paolo Ceccano (consigliere comunale di Sora – FR)
Giancarlo Torricelli (consigliere comunale di Bassano Romano VT)
Giorgio Bendelari (consigliere comunale Serra de’ Conti – AN)
Giuseppe Bianchi (consigliere comunale San Felice Circeo)
Biagio Fiorenza (consigliere comunale di Ariccia – RM)
Antonio Delli Fiori (consigliere comunale di Latiano – BR)
Mirko Castagnari (consigliere comunale di Castel San Pietro Terme - Bo)
Barbara Pecchioli (consigliera comunale di Lucignano - Ar)
Marcello Graziosi (vice presidente Unione di comuni “Terre di Castelli” Vignola – MO)
Rocco Sorrentino (presidente circoscrizione Nordest - Ferrara)
Leonardo Fiorentini (presidente circoscrizione Centro Cittadino – Ferrara)
Andrea Catarci (presidente XI municipio Roma)
Antonio Medici (vice presidente V Municipio Roma)
Stefano Zuppello (assessore IV Municipio Roma)
Valentina Steri (assessora XVI Municipio Roma)
Caterina Patti (assessora XIX Municipio Roma)
Tommaso Fonzo (assessore seconda municipalità Napoli)
Iacopo Borsi (consigliere al Quartiere 5 di Firenze)
Gianluca Marra (consigliere XI Municipio Roma)
Luciano Monticelli (consigliere III Municipio Roma)
Claudio Ortale (consigliere XIX Municipio Roma)
Giovanni Barbera (consigliere XVII Municipio Roma)
Gabriele Giustiniani (consigliere IX Municipio - Roma)
Gianluca Trasmondi (consigliere XV Municipio Roma)
Orazio Sturniolo (consigliere quartiere Navile Bologna)
Aurelio Pavanello (consigliere quartiere San Donato Bologna)
Mario De Pasquale (consigliere quartiere San Vitale Bologna)
Elisa Corridoni (consigliere circoscrizione Centro Cittadino – Ferrara)
Salvatore Amura (coordinatore nazionale Rete Nuovo Municipio)
Nando Mainardi – (segretario regionale PRC Emilia-Romagna)
Nicola Fratoianni – (segretario regionale PRC Puglia)
Marco Gelmini (segretario regionale PRC Abruzzo)
Piero Valleise (segretario regionale Prc della Valle d’Aosta)
Tiziano Loreti –( segretario federazione PRC Bologna)
Gianni Tasselli – (segretario federazione Reggio Emilia)
Giovanni Pensabene (segretario federazione Prc di Asti)
Ilaria Sorrentino (segretaria federazione Prc di Novara)
Ezio Lovato (segretario federazione Prc di Vicenza)
Paolo Michelini (segretario della federazione PRC di Padova)
Gianni Paoletti (segreteria regionale Funzione Pubblica CGIL Emilia-Romagna)
Andrea Caselli (segreteria CGIL Bologna)
Claudio Vito Buttazzo (giornalista - Bologna)
Fabrizio Rappini (giornalista – Forlì)
Nera Gavina – Bologna
Mariella Saviotti – Bologna
Alfredo Maria Rossi – Bologna
Carlo Onofri - Monteveglio (Bo)
Sandra Monti - Monteveglio (Bo)
Leonardo Di Jorio – Parma
Giuliana Felisati - Bologna
Armando Quattrone – Bologna
Donatella Bilardi – Bologna
Stanislao Rinaldi – Bologna
Stefano Setti – Bologna
William Pedrini – San Giovanni in Persiceto (Bo)
Andrea Davolo – Parma
Gianluigi Bettini – Imola (Bo)
Piero Bonfiglioli – Pianoro (Bo)
Antonio Morcavallo – Granarolo dell’Emilia (Bo)
Barbara Spinelli - Bologna
Marco Antonioli – Castelmaggiore (Bo)
Stefano Mensio – Milano
Marco Gigli – Firenze
Roberto Blanco - Torino
Carmela Landi – Pontecagnano Faiano (Sa)
Aldo Gardi – Imola (Bo)
Maria Orestilla Rossi – Cremona
Giovanna Serricchio – Imola (Bo)
Nicola Sansonna – Padova
Corrado Biscaglia - Trento
Silvia Federici – Forlì
Franco Di Giangirolamo – Cento (Fe)
Antonio Pappalardo – Torino
Euro Camporesi - Forlì
Valerio Guizzardi – Bologna
Patrizia Fiori - Rimini
Circolo PRC ‘Vera Lombardi” – San Sebastiano al Vesuvio (Na)
Maria Enrica Panciera – Bologna
Pier Luigi Camurri - Bologna
Giusy Chiaramonte - Bergamo
Tino Zanetti - Bergamo
Marco Sironi - Bergamo
Fabio Carassale - La Spezia
Arnaldo Fontanili – Montecchio Emilia (Re)
Francesca La Forgia - Bari
Roberto Cappucci – San Giovanni Rotondo (Fg)
Bruno Cuffiani – Bologna
Federico Palma – Castel Maggiore (Bo)
Fabio Cesari - San Giorgio di Piano (Bo)
Roberto Di Stasi - Forlì
Francesco Moneta – Roma
Vilma Ciotti – Genova
Marco Mari – Bologna
Fabrizio Guerra – Voltana (Ra)
Giulia Baroni – Bologna
Nello Orivoli – Casalecchio di Reno (Bo)
Carla Martini – Bologna
Gianni Pelosi - Imola (Bo)
Irina Pelosi - Riolo Terme (Ra)
Daniela Spiga - Imola (Bo)
Luca Spiga - Imola (Bo)
Gianluca Giorgi - Imola (Bo)
Maria Cristina Salomoni - Imola (Bo)
Barbara Lo Buono - Imola (Bo)
Marina Castelli - Imola (Bo)
Andrea Scappin - Bologna
Graziella Mungo - Imola (Bo)
Filippo Samachini - Imola (Bo)
Luciana Lombardi- Imola (Bo)
Daniele Mingotti - Imola (Bo)
Makuena Yangi - Imola (Bo) - Congo
Antonio Guida - Napoli
Baptista Ngatoto-Ba - Imola (Bo) - Congo
Belinda Aka - Imola (Bo) - Costa D'Avorio
Andrea Scagliarini - Zola Predosa (Bo)
Stefano Tampieri - Imola (Bo)
Fausto Fabbri - Imola (Bo)
Marco Montobbio - Imola (Bo)
Davide Cristiani - Casalfiumanese (Bo)
Maria Scermino - Imola (Bo)
Diego De Podestà - Rimini
Francesco Maiore - Imola (Bo)
Giuliano Chiarulli - Ruvo di Puglia (Ba)
Gianluca Serafini -
Marco Giunchi -
Virna Giunchi -